L’artrosi dell’anca è una patologia cronico-degenerativa ed ha un’incidenza del 3-6% della popolazione. I principali fattori di rischio sono: l’obesità, la familiarità e l’età. Se ne distinguono due forme: una primitiva, comune nell’età avanzata, e una secondaria (es. displasia congenita dell’anca, impingement femoro-acetabolare, patologie traumatiche, infettive, reumatiche).

Nella degenerazione artrosica si determina una sofferenza della cartilagine articolare con iniziale assottigliamento fino all’esposizione dell’osso subcondrale. Conseguentemente l’osso si ispessisce (sclerosi) e si sviluppano neoformazioni ossee (osteofiti), la capsula articolare diventa rigida e la muscolatura si retrae.
Clinicamente il paziente affetto da coxartrosi presenta dolore in regione inguinale con possibilità di irradiazione fino al ginocchio. Nelle fasi avanzate il dolore può presentarsi anche a riposo e durante la notte. La limitazione che ne consegue non è solo nella deambulazione fino alla zoppia, ma anche nelle azioni quotidiane come: salire e scendere le scale, indossare i pantaloni, mettersi le scarpe, tagliare le unghie, accavallare le gambe.

Tecnica Infiltrativa

La conformazione anatomica dell’anca ne rende molto difficile eseguire un’infiltrazione senza una guida ecografica. Grazie a quest’ultima, per la sua facilità di esecuzione e l’assenza di esposizione a radiazioni, possiamo eseguire questo tipo di infiltrazione anche ambulatorialmente, ed è ormai la tecnica più diffusa. La sonda ecografica permette di individuare lo spazio articolare, di seguire l’avanzamento dell’ago fino al suo ingresso nella capsula articolare e osservare la diffusione del farmaco iniettato. Inoltre, consente di individuare i vasi sanguigni che possono essere così evitati.
I candidati per questa procedura sono tutti i pazienti con artrosi dell’anca in fase iniziale e intermedia, può anche essere indicata come terapia palliativa nei pazienti che non possono essere sottoposti a intervento di protesi totale d’anca.
La procedura ha una durata massima di 15 minuti e viene eseguita in completa sterilità. Dopo aver eseguito un’accurata disinfezione con Betadine, si utilizza il kit sterile che comprende: ago da spinale 18G x 90 mm, copri sonda sterile, guanti sterili, garze sterili, teli sterili. Non vi è necessità di anestesia locale.
Si utilizza un apparecchio ecografico con sonda lineare, l’articolazione è analizzata
con accesso parasagittale anteriore, lateralmente ai vasi femorali. La sonda viene
allineata lungo l’asse del collo femorale. Identificato il corretto punto di ingresso,
viene introdotto l’ago fino alla testa del femore e iniettato il farmaco.
Al fine di mantenere nel tempo gli effetti della terapia infiltrativa, vengono eseguite
una o due infiltrazioni a distanza di 6 mesi.
Le controindicazioni a questa procedura sono: la presenza di infezioni cutanee,
dermatiti e micosi. È inoltre necessario valutare l’eventuale assunzione di farmaci
anticoagulanti orali.
Tuttavia, è bene ricordare che in Letteratura è descritta una ridotta o assente riposta
nel 10% dei pazienti infiltrati.

Cosa viene iniettato nell’anca?

Generalmente il farmaco di riferimento è l’acido ialuronico, una molecola che viene normalmente prodotta dalle cellule sinoviali e consente di mantenere adeguate proprietà viscoelastiche del liquido articolare. Viene utilizzato un acido ialuronico ad alto peso molecolare 2500-3500 KDa 40 mg. È importante spiegare al paziente che questo farmaco ha un effetto sintomatico che consente di migliorare il movimento e ridurre il dolore, ma non guarisce dall’artrosi.

In alternativa, può essere utilizzato il plasma ricco di piastrine (PRP) che ha un effetto antinfiammatorio e antidolorifico. Recentemente è stata introdotta la possibilità di eseguire infiltrazioni con cellule staminali prelevate dal tessuto adiposo autologo. Tuttavia, quest’ultima è una procedura che deve essere eseguita con accesso in sala operatoria.